
Una nuova acquisizione per la Galleria Nazionale della Liguria
Luigi De Servi (Lucca, 1863-1945)
Ritratto di Ofelia Staglieno Cariola
1902
olio su tela, cm 106 x 72
Tra le recenti acquisizioni per la Galleria Nazionale della Liguria, si è aggiunto di recente il raffinato Ritratto di Ofelia Cariola Staglieno, dipinto nel 1902 dal pittore lucchese Luigi De Servi, uno dei più noti pittori della Belle Époque. Il ritratto è stato donato alla Galleria Nazionale della Liguria per disposizione testamentaria dalla marchesa Maria Maddalena Trionfi Honorati, nipote dell’effigiata.
L’opera incarna l’emblema di un genere che ebbe un’eccezionale fortuna durante la Belle Époque: il ritratto femminile alla moda, che metteva al centro una donna elegante negli abiti e nelle acconciature, ma anche più libera e sicura di sé rispetto al passato. Ofelia indossa un abito che ne evidenzia la linea a “S”: il petto è proteso in avanti, il ventre è schiacciato e la vita stretta dal busto. Sebbene ritenuto un pericolo per la salute, all’epoca questo tipo di abbigliamento continuava ad essere ricercato dalle donne più esigenti.
Ofelia Cariola (1872-1957), ritratta all’età di trent’anni, divenne marchesa quando, diciottenne, sposò Cesare Staglieno, esponente di un illustre casato nobiliare genovese. Un matrimonio indicativo delle unioni, all’epoca sempre più frequenti, tra l’aristocrazia e le famiglie del mondo imprenditoriale, prive di blasone, ma apportatrici di ingenti patrimoni.
Ofelia era infatti figlia di Gerolamo Cariola, intraprendente commerciante genovese arricchitosi in Cile dalla metà dell’Ottocento e che negli anni ottanta aveva fatto ritorno a Genova con la famiglia.
L’autore, Luigi De Servi (Lucca 1863 – 1945), dopo alcune esperienze giovanili in Sud America, a Londra e a Parigi e nella natia Lucca, si stabilì a fine Ottocento a Genova, affermandosi come ritrattista. Oltre a ricercare la somiglianza fisiognomica degli effigiati, raggiunta anche grazie all’utilizzo della fotografia, la sua abilità si estendeva a coglierne sentimenti e profondità di espressione. Lo sguardo malinconico di Ofelia, infatti, si spiega forse con il fatto che proprio nel 1902, data del dipinto, perse il figlio Paolino di appena tre anni.